Giornata della memoria

27 Gennaio 2024 – Giornata della Memoria

Se hai l’impressione di essere nato a una distanza di sicurezza rispetto allo sterminio, come puoi non considerare te stesso un sopravvissuto?

                                                                                                                                    Eraldo Affinati

Va dritta al centro la breve riflessione dello scrittore Eraldo Affinati, perché chiama tutte e tutti in causa, nella fragilità e nell’immanenza della vita.

Il 27 Gennaio e si celebra la Giornata internazionale della Memoria, dedicata alle vittime della Shoah ma anche dedicata ad un’umanità intera perché non dimentichi.

Memoria è la capacità di conservare traccia, per questo la sola commemorazione, intesa come rituale, potrebbe non bastare e finirebbe per allontanare sempre più l’evento reale e storico dalla concretezza.
Conservare traccia significa dare luce ai segni carichi di ciò che è stato, ri-ascoltare ancora e ancora le testimonianze dei sopravvissuti che sono sempre meno, che magari tra qualche anno non ci saranno più: guardare le loro fotografie e gli scatti di quegli orridi pezzi di storia. Ripassare la geografia dei luoghi significa entrare nelle esistenze martoriate di migliaia di uomini e donne che continuano e continueranno a vivere nelle nostre reazioni, nella nostra compassione, in una dimensione di tragica empatia.

Attraverso le narrazioni di coloro che hanno vissuto il male sui propri corpi e sulle proprie anime, recuperiamo tracce che conducono ad altre tracce e ricostruiamo scenari che devono scatenare in tutti noi una reazione profonda e devastante con la medesima velocità esercitata su di noi da un riflesso incondizionato.

Quelle tracce, conservate, analizzate, studiate servono a nutrire la memoria collettiva. Sono come dosi di anticorpi che permettono a tutti noi di sviluppare una sorta di immunità che ci protegga da noi stessi, dall’inspiegabile capacità umana di accanirsi contro sé medesima.

Anche quest’anno a Scuola ci siamo soffermati su una di quelle tracce, l’abbiamo spolverata, esaminata, scomposta e abbiamo “ricostruito” nel modo più filologico possibile una delle baracche dei lager nazisti. È una e tutte. È un piccolo allestimento ma come sosteneva Primo Levi, “spesso sono piccole cose concrete ad avere un grande e violento effetto evocatorio” e la nostra sentita e condivisa intenzione sta tutta lì.

A questo servono le giornate dedicate: sono ancelle di tutti gli altri giorni, custodiscono il persempre.

prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere

Disegno e immagine di Diletta De Luca classe 5^F