25 aprile Festa della Liberazione

Il 25 aprile 2024 sarà il 79° anniversario della data scelta per ricordare la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Una data che ci ricorda la fine della violenza di Stato e l’inizio delle libertà garantite dalla Costituzione.

Il 25 aprile può essere un giorno carico di potenza e di possibilità se permettiamo che esso ci ricordi che la storia, con i suoi orrori e le sue terribili ingiustizie, può anche andare per il verso giusto. In quel 25 aprile del 1945, nel mezzo della terribilità della guerra, hanno perso i soprusi, le mancate libertà, le sopraffazioni legalizzate e ci si è diretti verso una luminosa costruzione, quella della Costituzione italiana; in quel giorno ha perso la morte di Stato e ha vinto la libertà e dunque la vita. Perché questo potesse accadere, hanno combattuto uomini e donne, delle realtà sociali e culturali più diverse che sono stati costretti, in preda allo smarrimento e all’angoscia, a scegliere per cosa combattere.

Sono tantissimi i saggi, gli articoli, i documentari, le ricerche, il materiale audio-visivo che si dedicano allo studio della Resistenza: un patrimonio scientifico ricchissimo ed accurato custodito dall’impegno della comunità accademica e scientifica. Ci sono anche parole meno curate, più semplici che non sono l’esito di anni di studio ma che sono frutto dell’esperienza concreta di quei momenti di resistenza. Sono le tante lettere dei condannati a morte della Resistenza che custodiscono il coraggio, la vitalità e l’amore di quei momenti.[1]

Achille Barilatti, 22 anni, fucilato nel marzo 1944 scrive alla “sua mamma adorata quando sente che il momento della fucilazione è vicino, la rassicura, «ci rivedremo nella gloria celeste», le raccomanda di non piangere perché l’Italia sarà di nuovo grande.

Bruno Frittaion, 19 anni, fucilato nel febbraio del 1945, scrive alla sua amata Edda: “il destino ci separerà ma sono certo di aver combattuto per vedere fiorire l’idea che ho servito sempre fedelmente”.

Gino Genre scrive ai genitori e si rivolge alla madre: “Addio, e non dire niente a Aldo. Addio, addio in cielo”.

Renato Peyrot scrive invece alla sorella: “ci rivedremo un giorno in cielo […]. Addio, Lilj carissima, arrivederci”.

Riccardo Balmas, prima di morire, saluta tutta la sua famiglia: “Vi mando i miei ultimi saluti e baci, tanti bacioni a te mamma, baci a voi cari fratelli Carlo, Anselmo, Bruno, baci alle mie care sorelle Angelica, Ernestina, Luigia e Luigi. Vostro fratello Arturo. Ciao”

Rileggere alcune lettere, ogni anno, nella ricorrenza della Festa della Liberazione, significa porgere l’orecchio ad un coro di voci instancabili, rende quell’esperienza anche nostra, permette che la memoria si faccia fondamento civile e di condivisione.

Nelle lettere si accumulano gesti verbali di addio, formule di saluto ripetute e drammatiche, una infinità di ciao, di arrivederci; tra le righe sentiamo la stretta degli abbracci e percepiamo la convinzione di coloro hanno permesso che la Storia andasse per il verso giusto, un verso di cui è meglio non perdere mai la traccia.

La Festa della Liberazione segna un traguardo ma anche un punto di partenza per un impegno attivo e continuo: le conquiste ottenute sono fragili e richiedono un impegno costante per essere preservate. Le conquiste non conoscono il “persempre”. La liberazione (liber-AZIONE) è un processo senza fine, che si estende ben oltre le battaglie del passato e deve essere sempre vigile e attento. Dentro a ogni giorno diventa, oggi più che mai necessario, cercare un po’ di venticinqueaprile per la liberazione dalle “catene” dei mali contemporanei: l’oltraggio, l’aggressività e gli insulti che pervadono il dibattito pubblico, la violenza contro le donne, gli infortuni sul lavoro, le lunghe liste di attesa nel sistema sanitario, la nebulosità o la limitazione della libera espressione, il menefreghismo, l’indifferenza,  i disastri ambientali, l’illegalità, il rifiuto all’accoglienza dell’altro, le guerre e il narcisismo che minaccia il senso di comunità.

Il 25 Aprile è un Manifesto e grida da settantanove anni che la libertà è un valore da difendere quotidianamente con impegno e coerenza e che invita ciascuna e ciascuno di noi alla responsabilità civile nel presente, alla partecipazione attiva; ci chiama a trasformare la memoria in azione, ricordandoci che ogni giorno è una nuova occasione per combattere le ingiustizie e costruire una società basata sui principi di umanità e giustizia sociale; è un’ispirazione a non rimanere indifferenti, a lottare per un mondo migliore e a portare avanti lo spirito della Liberazione in ogni aspetto della nostra esistenza.

VIDEO PER APPROFONDIRE:

http://www.raiscuola.rai.it/lezione/costituzione-ithttps://www.raicultura.it/webdoc/25-aprile/index.html#protagonisti

aliana/20791/default.aspxhttps://www.raicultura.it/webdoc/25-aprile/index.html#eventi

https://www.raiplay.it/video/2017/04/La-Grande-Storia—25-aprile-la-liberazione-2dd6bb8a-22e8-41e9-a140-00cbfa888c90.html
I FATTI STORICI DIETRO IL 25 APRILE

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), al cui vertice c’erano Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, ordinò l’insurrezione in tutti i territori occupati dalle truppe nazifasciste; indica a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, ancor prima dello sbarco delle truppe alleate.

La bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale, la bandiera della Resistenza italiana

Il CLNAI emanò dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano»; ordina oltretutto​ la condanna a morte per tutti gli ufficiali fascisti, incluso Benito Mussolini, che è stato raggiunto e fucilato poco dopo.

Tutta l’Italia settentrionale fu liberata definitivamente il 1° maggio 1946. La Liberazione dell’Italia pose fine ai venti anni di dittatura fascista e ai cinque anni di guerra. Il 25 aprile rappresenta l’apice del contrattacco militare della Resistenza e l’avvio concreto alla nascita della Repubblica Italiana e successivamente alla promulgazione della Costituzione.

25 aprile“L’Italia è libera l’Italia risorgerà” citava la prima pagina del giornale “Il Popolo”, giornale del Partito della Democrazia Cristiana

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.” (Piero Calamandrei)


[1] Lettere raccolte nel 1952 in un volume curato da Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, per la casa editrice Einaudi. Lettere o messaggi di 112 partigiani e patrioti della Resistenza italiana, giustiziati da plotoni d’esecuzione oppure uccisi dopo esser stati torturati.

Prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere

Locandina di Diletta De Luca 5^F