#2 giugno festa della Repubblica

2 GIUGNO -FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA
LA NASCITA DELLA REPUBBLICA E L’ENTRATA IN VIGORE DELLA COSTITUZIONE
DA PARRI A DE GASPERI
Nel giugno 1945, poco dopo la Liberazione, si costituì un governo sostenuto da tutti i partiti del Comitato di liberazione nazionale e presieduto da Ferruccio Parri (1890-1981), uno dei principali capi militari della
Resistenza, esponente del Partito d’azione. A causa delle difficoltà economico-sociali ereditate dalla guerra e delle crescenti rivalità tra i vari partiti politici, nel novembre 1945 Parri fu costretto a dimettersi. Gli subentrò il leader della Democrazia cristiana (DC), Alcide De Gasperi (1881-1954), appoggiato da una
maggioranza fondata sull’accordo fra i tre partiti di massa: la DC, il PCI (Partito comunista italiano) e il PSIUP(Partito socialista di unità proletaria, la nuova denominazione dei socialisti).
LE ELEZIONI DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE E IL REFERENDUM
Nella primavera del 1946 si svolsero le elezioni amministrative; poi, il 2 giugno dello stesso anno, si votò
per eleggere i deputati all’Assemblea costituente e contemporaneamente si tenne il referendum per
scegliere tra monarchia e repubblica. Fu un momento storico per l’Italia, innanzitutto perché, dopo
vent’anni di dittatura, venivano nuovamente indette libere elezioni. Al referendum vinse la REPUBBLICA,
con 12217723 voti contro 10019984, e il 13 giugno Umberto di Savoia prese atto della sconfitta e partì per l’esilio in Portogallo. I risultati rivelarono però una grave spaccatura nel paese: il Nord diede il 64,8% dei voti alla repubblica, il Sud il 64% alla monarchia.
Un’ulteriore e importante novità rappresentata dalle elezioni del 2 giugno 1946 fu che per la prima volta
vennero chiamate alle urne anche le donne, cosicché il suffragio diventò realmente universale. A rendere
ormai improcrastinabile tale svolta aveva contribuito la trasformazione sociale imposta dal conflitto, nel
corso del quale le donne si erano imposte sulla scena pubblica, in parte mobilitandosi nella guerra di
liberazione e, più in generale, assumendo su di sé ruoli e compiti inediti nei posti di lavoro e nel
sostentamento delle famiglie.
IL LAVORO DELLA COSTITUENTE
Alle elezioni per la formazione dell’Assemblea costituente, chiamata a elaborare la nuova Costituzione,
ottennero i maggiori consensi la dc (207 deputati), il PSIUP (115 seggi) e il PCI (104 deputati). Una tendenza analoga si poté constatare considerando le candidate elette: esse furono appena 21 su 556 deputati, delle quali 9 appartenevano alla DC, altrettante al PCI, 2 al PSIUP e 1 all’Uomo qualunque (una formazione di destra; p. 593).
Quindici giorni dopo, l’Assemblea elesse come presidente provvisorio della Repubblica l’avvocato
napoletano Enrico De Nicola (1877-1959).
TESTIMONIANZE
Pochi mesi dopo le elezioni del 2 giugno 1946 la redazione di “Mercurio”, una rivista importante nel
panorama culturale di allora, fondata a Roma nel settembre del 1944 da una donna – Alba De Cèspedes
(1911-1997) –, chiese a collaboratori e lettori di esprimere un bilancio dell’anno che volgeva al termine e
che aveva visto succedersi numerosi eventi cruciali del travagliato dopoguerra italiano. Sul numero del
periodico di novembre-dicembre, intitolato Processo al ‘46, furono pubblicate, tra le altre, le riflessioni di
due scrittrici: Maria Bellonci (1902-1986) e Anna Banti (1895-1985), delle quali riportiamo uno stralcio
Maria Bellonci
Anche per me, come per tutti gli scrittori, e come per tutti quelli che sono avvezzi a mettere continuamente sé stessi al paragone delle cose, gli avvenimenti più importanti di quest’anno 1946 sono fatti interiori; ma è un fatto interiore – e come – quello del 2 giugno quando di sera, in una cabina di legno povero e con in mano un lapis1 e due schede2 mi trovai all’improvviso di fronte a me, cittadino. Confesso che mi mancò il
cuore e mi venne l’impulso di fuggire. Non che non avessi un’idea sicura, anzi; ma mi parvero da rivedere
tutte le ragioni che mi avevano portato a quest’idea, alla quale mi pareva quasi di non aver diritto perché
non abbastanza ragionata, coscienziosa, pura. Mi parve di essere solo in quel momento immessa in una
corrente limpida di verità; e il gesto che stavo per fare, e che avrebbe avuto una conseguenza diretta mi
sgomentava. Fu un momento di smarrimento: lo risolsi accettandolo, riconoscendolo; e la mia idea ritornò mia, come rassicurandomi.
Anna Banti
Quanto al ‘46 e a quel che di «importante» per me, ci ho visto e ci ho sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel due giugno che, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi fra il segno della repubblica e quello della monarchia? Forse solo le donne possono capirmi: e gli analfabeti. Era un giorno bellissimo, si votava in vista di un giardino dove i bambini giocavano fra i grandi che, calmi e sorridenti, aspettavano, senza impazienza, di entrare. Una riunione civilissima; e gli elettori erano tutti di campagna, mezzadri e manovali. Quando i presentimenti neri mi opprimono, penso a quel giorno, e spero.

prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere
Tratto da Il 1946 di Maria Bellonci, Il 1946 di Anna Banti, in “Mercurio. Mensile di politica lettere arte
scienze”, a. III, n. 27-28, novembre-dicembre 1946, pp. 172, 174