Giornata internazionale contro il razzismo, il fascismo e l’antisemitismo

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO IL FASCISMO, IL RAZZISMO, L’ANTISEMITISMO

Nella notte tra il 9 ed il 10 Novembre del 1938, il pogrom nazista condotto in Austria, Germania e Cecoslovacchia contro la popolazione ebraica passò alla storia come “la notte di cristalli” (Kristallnacht), in riferimento alle vetrine delle migliaia di negozi ebrei distrutte. Furono rase al suolo sinagoghe e uccisi più di 90 Ebrei.

Nei giorni successivi, oltre 30.000 uomini e donne ebrei furono arrestati e deportati nei campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen.

Il termine antisemitismo che significa letteralmente pregiudizio o odio nei confronti del popolo ebraico, fu coniato nel 1879 dal giornalista tedesco Wilhem Marr. La Shoah, termine preferito dalla comunità ebraica al comune Olocausto, è stato uno degli esempi più emblematici della storia di questa persecuzione contro gli Ebrei che ebbe il suo picco maggiore tra il 1933 e il 1945: i Nazisti oltre ad attuare l’oppressione verso la popolazione ebraica sterminarono anche chi si batteva per l’uguaglianza dei diritti civili, per la democrazia costituzionale, e per il libero scambio, nonché il Socialismo, e il Pacifismo.

Durante il IXX secolo il “movimento voelkisch” affermava che gli Ebrei non erano autentici cittadini tedeschi e che teorici dell’antropologia razziale avessero le prove a sostegno della tesi. 
Dal 1919, con l’avvento del Partito Nazista guidato da Adolf Hitler, si riuscì a dare voce e concretezza alle teorie del razzismo: il Mein Kampf (La mia battaglia), libro scritto dal leader del partito, fu comprato da milioni di persone divulgano così la propaganda anti-ebraica.

Il nostro Paese ha conosciuto la dittatura fascista di Benito Mussolini, caduta la quale la Costituzione e la Legge Scelba (645/1952) sanciscono il reato commesso da chiunque «faccia propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista», oppure da chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Le Nazioni Unite hanno scelto questa data simbolica, con la quale inizia di fatto quella che sarà la Shoah, per introdurre la Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo. La ricorrenza non è un fatto meramente celebrativo, serve invece a mantenere viva l’attenzione contro tutti i fascismi che ancora esistono in Europa e, in senso ancora più ampio, contro ogni tipo di discriminazione, razzismo e xenofobia al mondo.

TRE PAROLE DA ANALIZZARE

POGROM: voce russa che significa devastazione, derivato di gromit, devastare, saccheggiare.
Con pogrom ci si riferisce a sollevazioni popolari sanguinose contro le comunità ebraiche, avvenute in Russia a cavallo fra ‘800 e ‘900; azione persecutoria violenta contro una minoranza etnica o religiosa. Fra il 1881 e il 1921, in Russia, ebbe luogo una lunga serie di rivolte popolari antisemite: saccheggi e massacri svolti con l’appoggio più o meno esplicito dell’autorità del governo centrale. Rivolte mosse spesso per motivi religiosi, ma che in sostanza attaccavano gli Ebrei quali supposti colpevoli per i disagi economici della popolazione. Dato che non furono casi limitati a quel quarantennio né alla Russia – sappiamo bene che cosa si apprestava ad accadere – questa parola ha preso vigore con dei significati più ampi, fino ad indicare l’evento di un sanguinoso eccidio ai danni di una minoranza etnica o religiosa.

Il profilo agghiacciante di questa parola (come se non fosse agghiacciante di per sé) è che descrive più precisamente massacri e saccheggi non condotti da un esercito armato, ma dalla popolazione civile in sommossa, che sfoga stupidamente in violenza il proprio malcontento su un capro espiatorio.

SHOAH e OLOCAUSTO: dall’ebraico shoah, parola presente diverse volte nella Bibbia ebraica e che significa distruzione totale, devastazione completa. Alcuni studiosi affermano che la radice trilittera sh–a–h in origine significava fare un gran boato, crollare con un gran rumore per poi passare, col tempo, ad indicare il crollare in rovina.
Sembra che il primo ad utilizzarla nella lingua corrente per parlare di ciò che stava accadendo al popolo ebraico in Europa fu lo scrittore Yehuda Erez, nel 1938. L’anno seguente, poco dopo lo scoppio del conflitto, il quotidiano Haaretz utilizzò ancora la parola nelle sue colonne e, col tempo, essa divenne definitivamente il nome ebraico della diabolica “soluzione finale” attuata dal regime nazista.
Finita la guerra, per indicare la Shoah inizialmente si adottò il termine “olocausto” e l’uso di questa parola sopravvive nei paesi anglofoni. Tuttavia, va detto che la comunità ebraica, gli studiosi e in generale i linguisti si oppongono all’utilizzo di “olocausto” per definire lo sterminio degli ebrei nei lager, in quanto esso storicamente è un sacrificio rituale presente sia nelle religioni cananee, sia nell’ebraismo biblico, sia nei culti dell’antica Grecia: la pratica dell’olocausto (olos– tutto – kaustos -bruciato) consisteva nel bruciare interamente la vittima sacrificale ed è stato proprio questo particolare ad avvicinare la parola all’orrore delle camere a gas e dei forni crematori. Usare il termine “olocausto”, quindi, significa definire erroneamente la tragedia che si è abbattuta sugli ebrei come una sorta di “sacrificio a Dio”. Ecco perché shoah è la parola corretta da adottare.
Shoah, in ebraico, è stato usato anche per parlare del genocidio armeno da parte dei turchi e per altre catastrofi umane di questo tipo. È una parola potente, che da subito ci para davanti agli occhi le immagini dell’orrore supremo, del male incarnato, dell’atrocità che l’uomo sa infliggere all’uomo.
La parola “ olocausto” può forse sopravvivere in qualche bella espressione il significato estensivo: l’olocausto di un gruppo di volontari che decidano di profondere la propria vita a fare il bene, l’olocausto dei valorosi magistrati delle direzioni distrettuali antimafia – sacrifici di valore immenso, insomma, che esigono di totalizzare vite intere ma che al contempo elevano ad altezze celesti l’essere umano, tutti gli esseri umani. Ma questa è un’altra storia.

PER L’APPROFONDIMENTO

MOVIMENTO VOELKISCH

http://www.e-storia.it/Public/e-Storia-Anno-VI-Numero-1-marzo-2016-Articolo-5.pdf

https://archiviomarini.sp.unipi.it/759/1/wei.pdf – SLIDE 5

WILHEM MARR, il giornalista che coniò la parola antisemitismo

https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/antisemitism

prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere