9 novembre giorno della Libertà

Con la Legge 15 aprile 2005, n. 61, la Repubblica italiana ha dichiarato il 9 novembre GIORNO DELLA LIBERTÀ, quale “ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”.

Il muro di Berlino (1961-1989) è tra le più famose divisioni della storia recente. È spesso stato considerato un’icona della Guerra Fredda che, in seguito, attraverso l’arte, la creatività e l’audacia, si è trasformato da simbolo di divisione in messaggio di unità. Questo cambio di prospettiva non ha purtroppo impedito che, anche in anni recenti, venissero innalzate numerose nuove barriere. Certo noi esseri umani siamo “esseri geografici”: delimitiamo i nostri giardini e anche le sovranità statali. Talvolta con violenza architettonica.  Da sempre.

Nel mondo si contano circa 77 muri fisici (in molti Paesi, anche europei, i leader politici ne chiedono di più) che dividono popolazioni, mentre nel 1989 erano 16. Nei primi 10 anni dopo la fine della guerra fredda ne sono stati costruiti 14. Oggi se ne contano 77 le a loro lunghezza varia da alcune centinaia di metri a migliaia di chilometri: segregano le persone, proteggendo privilegi e potere e negando agli altri i diritti umani e la dignità; separano i ricchi dai poveri, chi professa una religione da chi ne professa un’altra, chi appartiene a un’etnia diversa; impediscono a chi vive in luoghi insicuri di migrare verso luoghi più sicuri; bloccano chi fugge dalle guerre e si reggono sulla convinzione che servono a mantenere pace e sicurezza.

I muri non distinguono: separano.  

I muri più impenetrabili si moltiplicano nelle menti e nei cuori.

Abbiamo sviluppato tecnologie che non conoscono barriere né confini: con un clic siamo in contatto con chi vive dall’altra parte del pianeta, possiamo sfrecciare con incredibile rapidità e raggiungere qualsiasi luogo del mondo eppure gli sbarramenti si moltiplicano. Dobbiamo affrontare problemi che non conoscono frontiere, sfide complesse che richiederebbero la collaborazione tra tutti ma ci ritroviamo continuamente a sbattere contro muri insormontabili che, vestiti qui di cemento, là di acciaio, creano ombre inquietanti sul terreno.  

Ma, si sa, i muri non si costruiscono da soli e non cadono da soli.

La piena affermazione di una sensibilità universale per il tema dei diritti umani, considerati come primari rispetto al particolarismo politico dei singoli Stati dovrebbe essere, preventivamente, il faro che ci permette di guardare oltre e, a posteriori, il piccone che ci serve per abbatterli.

PER L’APPROFONDIMENTO

Gli studi di Elisabeth Vallet, docente di Geografia all’Università del Québec a Montréal (Canada) e direttrice del Centro di Studi Geopolitici della Cattedra Raoul-Dandurand di Studi Strategici e Diplomatici

-ELISABETH VALLET Borders, Fences and Walls: State of Insecurity? (Taylor & Francis Ltd, 2018)

-FILOSOFIA E BORDER STUDIES. DAL CONFINE COME “OGGETTO” AL CONFINE COME “DISPOSITIVO”

https://journals.openedition.org/estetica/7436

-MAPPA INTERATTIVA DEI MURI NEL MONDO

https://worldpopulationreview.com/country-rankings/countries-with-border-walls

-MILENA GABANELLI suv DATROOM: DAVID SASSOLI, I muri sono immorali https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/fortezza-europa-muri-non-hanno-fermato-migranti-ecco-quanti-ne-sono-passati/281db56c-72c9-11ec-8681-038bda9fc923-va.shtml

-GLOBAL APARTHEID

https://www.tni.org/files/publication-downloads/informe46_re_walledworld_eng_centredelas_tni_stopwapenhandel_stopthewall.pdf

Prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere con la collaborazione della prof.ssa Caterina Righetti Dipartimento di Geografia