25 marzo Dantedì

Oggi è Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.

La data è quella che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio di Dante nell’aldilà, della Divina Commedia, ed è l’occasione per ricordare in Italia e nel mondo il genio di Dante.

La preoccupante situazione internazionale ci spinge a considerare su quanto, a distanza di secoli, il Sommo Poeta sia attuale anche nelle sue riflessioni sulla guerra e sulla pace: le due dimensioni che hanno modellato e modellano continuamente la storia del genere umano.

Dante, testimone della ferocia delle battaglie, dell’insulsità delle guerre e vittima dell’odio fratricida, maturò un’aspirazione all’armonia e alla pace universale, fondate sulla verità e sul rispetto degli altri. Certamente le soluzioni da lui concepite sono da considerarsi oggi anacronistiche, ma rimane attuale l’istanza secondo la quale l’equilibrio generale si regge sull’allontanamento della cupidigia, causa di tutte le guerre.

Fu così, quindi, che Dante testimone della ferocia delle battaglie, dell’insulsità delle guerre e vittima dell’odio fratricida maturò un anelito all’armonia e alla pace universale, fondati sulla verità e sul rispetto degli altri. Certamente le soluzioni da lui concepite sono da considerarsi oggi anacronistiche, ma la sua convinzione, secondo la quale solo l’allontanamento della cupidigia avrebbe garantito l’equilibrio tra i popoli, rimane una certezza universale e attuale.  

Tutta l‘opera di Dante parla di pace e in tutti i cento canti della “Commedia” c’è un riferimento alla pace. Nel suo prolungato contatto con i potenti dell’epoca Dante non ha mai smesso di svolgere opera di mediazione consigliando la pace.

Il XXII canto del Paradiso descrive l’ascesa di Dante nel cielo delle stelle fisse. La sua guida, Beatrice, lo invita a volgere lo sguardo per l’ultima volta in basso, verso la terra. Al poeta si offre il grandioso panorama dell’intero universo celeste “Col viso ritornai per tutte quante / le sette spere, e vidi questo globo / tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante”(vv. 133–135). 

Laggiù, sul fondo, la terra non è altro che un puntino luminoso nella vastità indelimitabile del cosmo. La prospettiva rovesciata invita l’autore a riflettere sulla marginalità degli uomini; su quanto siano insignificanti e ridicole quelle manie di grandezza a causa delle quali non smettiamo mai di combattere gli uni contro gli altri.

A Dante che la contempla dall’alto, la terra appare come “l’aiuola che ci fa tanto feroci” (v. 51). 

Tra tutti i meriti che riconosciamo a Dante, gli tributiamo anche quello di essere riuscito a fondere in undici sillabe i due piani ben distinti della descrizione oggettiva e della valutazione morale. Dante aveva fatto ampia esperienza della malvagità umana e il suo verso è purtroppo ancora condivisibile.

Prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere

Locandina di Diletta De Luca 5^F