È stato così per anni, per decenni. La foto di Federico Patellani è stata utilizzata per illustrare articoli e libri, mostre e manifestazioni politiche in 78 anni di anniversari del referendum del 2 giugno 1946: una foto-icona, una splendida donna a impersonare la gioventù e la speranza di un Paese che guardava avanti dopo il fascismo e la guerra.
Oggi, a tanti anni di distanza, lo splendore di quel sorriso resta, il significato di quello scatto anche, ma di più: quel simbolo ha un nome e un cognome e una storia che ci piace raccontare in occasione della Festa della Repubblica
Come accadde che questa giovane donna si ritrovasse a posare per uno dei più celebri fotogiornalisti italiani? Patellani è morto nel 1977 e non ha raccontato nulla.
La storia di quella donna, che non era una modella,
è intrecciata in molti modi con quella del giornalismo italiano.
La foto fu pubblicata per la prima volta il 15 giugno del 1946 sulla copertina del settimanale Tempo, fondato nel 1939 da Alberto Mondadori sull’esempio dell’americano Life. Federico Patellani, lavorava a tempo pieno nella redazione.
Il settimanale applicava con fortuna la formula, poi comune nel giornalismo italiano, di unire l’alto delle cronache politiche e sociali, al basso della cronaca di costume e nei mesi precedenti aveva parlato pochissimo del referendum monarchia/repubblica. Solo alla immediata vigilia del voto, nel numero datato 1–8 giugno, comparve in copertina una “ragazza repubblicana” con un’edera appuntata sul golfino e un editoriale di Tofanelli si schierò nettamente per la repubblica: “E’ l’avvenire di tutti: è la speranza, laddove la Monarchia è il dubbio, la paura”. Ancora una settimana di incertezza (sulla copertina del numero 8–15 giugno c’è la foto di una ragazza qualsiasi e il titolo “Chi ha vinto?”), e finalmente arriva in edicola la famosa copertina con la testa della ragazza sorridente che sbuca dal giornale.
Per ottenere l’immagine Federico Patellani aveva fatto scattare 41 volte la sua Leica, come si vede dai provini a contatto conservati nell’archivio di Patellani.
Alcune immagini ritraggono la donna davanti a un muro coperto di manifesti; in altre legge il giornale; in altre ancora una mano impugna il quotidiano mentre l’altra è sollevata in segno di gioia. Infine la serie con l’idea: il giornale bucato dal quale “rinasce l’Italia”. Fino a pochi anni fa non si sapeva dove fossero state scattate le foto, né specialmente chi fosse la donna col vestito di cotonina stampato e un piccolissimo orologio al polso.
Anna Iberti, futura moglie di Franco Nasi, uno dei primi giornalisti del Giorno. Anna è mancata nel 1997.
Nel giugno 1946 Anna Iberti aveva 24 anni e non era ancora sposata. Dopo le magistrali aveva insegnato brevemente e in quel momento lavorava come impiegata nell’amministrazione del quotidiano socialista Avanti!. Il padre Alberto, caporeparto in una delle fabbriche automobilistiche milanesi, era un vecchio socialista. In diversi ambienti negli anni scorsi si era diffusa la voce che la ragazza della foto fosse stata una giovane partigiana, ma le figlie lo escludono: Non era il tipo – dicono, anche se per tutta la vita la signora Anna mantenne un forte interesse sociale.
Anna Iberti e il suo fidanzato, Franco Nasi,avevano la stessa età; e anche lui probabilmente lavorava al quotidiano socialista al momento del referendum. Ma di lì a sei mesi, nel gennaio 1947, la redazione dell’Avanti! si divise dando vita alla Umanità, organo del nuovo partito. Anche Anna Iberti passò a lavorare all’Umanità, e Nasi ne diventerà il capocronista.
Si sarebbero sposati nel giugno 1949, accompagnati da trafiletti augurali di tutta la stampa milanese, senza distinzioni politiche (nell’album di famiglia sono conservati ritagli dell’Umanità, dell’Avanti! dell’Unità e del Popolo; ma anche di Corriere della Sera, L’Italia, Il Tempo di Milano, Milano Sera e MilanInter). Negli anni successivi Franco Nasiavrebbe lavorato, fra le altre testate, per il Corriere della Sera, poi a lungo e in due riprese per il Giorno, come inviato della Stampa e vicedirettore della Domenica del Corriere. Anna, invece, lascerà presto il lavoro, per vivere una vita di madre di famiglia e di forte impegno sociale.
Pur non raccontando molto della sua esperienza di “modella”, Anna Nasi era orgogliosa di quella storia lì – ricordano gli amici che la frequentarono molti anni dopo. Un giorno, negli ultimi tempi, passando davanti a un’edicola che riproponeva per l’ennesima volta la vecchia foto su qualche copertina, fece notare alla figlia che la Repubblica italiana appariva messa male rispetto alle speranze di tanti anni prima.
Anna Iberti Nasi in uno scatto del servizio del giugno 1946 e molti anni dopo, ormai nonna
Non si sa esattamente come Patellani sia arrivato a chiedere ad Anna Iberti di posare per la foto del referendum.
Un unico dettaglio relativo alla fotografia emerge dagli scarni racconti che Anna fece alle figlie, e cioè che il servizio fu effettuato sulla terrazza dell’Avanti!.
Molte immagini del servizio mostrano in realtà manifesti e giornali murali, sono state dunque realizzate per le strade di Milano. In una di quelle riprese dal basso in alto, tuttavia, si scorge sulla destra il tetto di un edificio: sì le foto più note della serie sono state fatte su una terrazza.
Fu dunque sul tetto di questo edificio, simbolo del giornalismo italiano e milanese, che fu scattata la foto simbolo della nuova Italia repubblicana.
Del resto si tratta di una storia tutta dentro al mondo del giornalismo, quasi un gioco di specchi: per la copertina di un settimanale un giornalista fotografa l’impiegata di un giornale, a sua volta prossima moglie di un giornalista, sul tetto di una redazione, mostrando la prima pagina di un quotidiano, foto che viene riproposta sullo stesso quotidiano e altri innumerevoli giornali per tutti gli anni a venire.
Prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere
Locandina di Diletta De Luca 5^F